Competere è importante per i giovani atleti?
Genitori e talvolta allenatori si imbattono spesso nella domanda: “quando i giovani atleti devono iniziare a partecipare alle gare sportive? Le competizioni sono importanti per loro? A quali bisogna partecipare e a quali no?”
Genitori e talvolta allenatori si imbattono spesso nella domanda: “quando i giovani atleti devono iniziare a partecipare alle gare sportive? Le competizioni sono importanti per loro? A quali bisogna partecipare e a quali no?”
Esiste una categoria di giovani sportivi che si sente a proprio agio durante la gara, nonostante la probabile ansia. Questi atleti si nutrono dell’energia, dell’atmosfera delle gare, delle vittorie, della lotta e dell’attenzione da parte del pubblico. Esiste invece un’altra categoria di ragazzini, per cui la gara è troppo stressante; e ci sono poi atleti ancora molto piccoli, che vogliono competere, ma che allo stesso tempo ne hanno paura. Per loro è difficile affrontare l’emotività legata alle competizioni: durante la gara l’ansia non li abbandona mai, hanno costantemente paura di perdere o di fare qualcosa di sbagliato. Soprattutto in quest’ultimo caso è importante trattare le competizioni non come un modo per mostrare solo le proprie qualità migliori e vincere, ma come una sorta di festa, un avvenimento in cui l’atleta ha l’opportunità di imparare dai propri punti di forza e dalle proprie debolezze, confrontandosi con altri atleti.
È altrettanto importante far capire in anticipo a questi ragazzi e ragazze che la competizione è un test delle loro abilità, in modo che i genitori e l’allenatore possano capire che cosa lui o lei non riesce a eseguire bene, e su cosa deve ancora lavorare. Alla fine della competizione, l’analisi delle prestazioni di un giovane sportivo non dovrebbe riguardare la sconfitta, ma ciò che è andato bene e ciò che invece dovrà richiedere uno sforzo maggiore.
Inoltre, è essenziale che l’allenatore condivida con i genitori i compiti e gli obbiettivi che ha fissato per l’allievo affinchè, in caso di sconfitta, i genitori stessi possano sostenere adeguatamente il proprio figlio e riescano ad aiutarlo ad analizzare correttamente le ragioni per cui non è riuscito a raggiungere l’obiettivo prefissato.
E se l’atleta ha paura durante la competizione, come si può fare perché smetta di averne?
1. Il primo e più efficace metodo è l’azione, nel senso letterale della parola. Sperimentando un’emozione intensa, l’atleta deve eseguire esercizi fisici: possono essere dei balzi, degli esercizi di flessibilità o di abilità, oppure il tiro al bersaglio, ad esempio. L’attività fisica, infatti, allevia lo stress.
2. Pianificare! Quando un atleta ha una strategia per una competizione, l’emotività diminuisce, perché sa esattamente cosa fare prima e durante la gara. Naturalmente, nessun piano darà garanzia di successo al 100%, ma eliminerà sicuramente l’ansia in eccesso, perché la conoscenza della sequenza di azioni conferisce fiducia in se stessi.
3. Imparare a controllare le emozioni. Per fare questo, esistono specifici esercizi di respirazione, meditazione, pratiche e allenamenti che un atleta dovrebbe padroneggiare.
4. Esperienza. Un bambino partecipa per la prima volta a un torneo internazionale, la sala è molto grande, ci sono molte persone, è confuso e preoccupato. In questo caso, è necessario avere una certa esperienza competitiva. Dove trovarla? Semplicemente, partecipando alle competizioni! All’inizio ci saranno i tornei all’interno del club, poi si tratterà di abituarsi alle gare esterne e a tutto ciò che comportano. Ed è allora che arriverà la fiducia in sé stessi. L’ansia, ovviamente, ci sarà sempre, ma sarà più facile tenerla sotto controllo.
Concludendo, è sicuramente giusto spiegare al bambino che anche la competizione rappresenta una forma di allenamento.
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